Dove la spiaggia delle Pantane si allunga verso est, in una strada che finisce al lago, c’è casa mia. Come le poche altre del sentiero è una casa discreta, che non prevarica e nulla toglie alla bellezza della natura che la circonda. Con me vivono Milla e Tommy che hanno entrambi sette anni. Ma la somiglianza finisce qui. Tommy, mingherlino tutto pepe, è un cuor contento che passerebbe le giornate a giocare a palla. Milla, invece, grassottella e paciosa, appena conosce qualcuno sta sulla difensiva perché è timida e va a nascondersi anche se muore dalla voglia di essere accettata e coccolata. La loro giovanile curiosità li ha portati, nel corso degli anni, a guardare con meraviglia gli istrici che ondeggiano sul sentiero mentre fanno una passeggiata serale verso il lago, la fagianella che ci attraversa veloce la strada seguita da 4 piccoli, l’ultimo in affanno per paura di perdersi il buco nella rete dove è sparita la madre, nascosta alla nostra vista dall’alta siepe di alloro, le gallinelle d’acqua che razzolano nelle pozze lasciate dalla pioggia lungo la riva. Hanno imparato a non dar fastidio alle garzette che pescano tra le radici dei salici, a guardare con rispetto gli alti tronchi di cono costruiti dai cigni per la cova. A loro volta i cigni, che vivono qui stanziali, si sono abituati a loro e, quando non hanno i piccoli da accudire, fanno il bagno insieme. Sembrano aspettarli e nuotano paralleli avanti e indietro nella baia finché con un grido e un dimenarsi del codino i cigni vanno al largo lasciando Tommy e Milla a guardarli sconsolati. Una mattina di primavera, poco prima delle vacanze di Pasqua è arrivato a dividere con noi questo angolo di Paradiso, anche lui adottato, Nelson. Due particolari saltavano subito agli occhi: un arto menomato e uno sguardo simpatico, fiducioso e sfrontato insieme. A Tommy, che lega subito con tutti ma senza farsi coinvolgere troppo dalla vita degli altri, è bastato uno sguardo per considerarlo il benvenuto, qualcuno con cui giocare. Milla invece è rimasta a guardarlo in silenzio poi, vedendo che ad ogni passo dava in affondo come uno schermitore, è corsa in camera e lì è rimasta nonostante i miei sforzi per farla uscire. Dopo pranzo, approfittando del sole e della giornata di vacanza, li ho portati, per “amalgamarli”, a fare una passeggiata al parco delle Pantane che costeggia il lago. E qui l’anima gentile di Milla è venuta fuori. L’acqua scintillava invitante in fondo al sentiero e come sempre lei e Tommy hanno cominciato a correre a gara verso la spiaggia. Al loro scalpiccio si è presto sovrapposto l’ansimare di Nelson, che con la sua andatura saltellante si sforzava invano di raggiungerli. Milla se ne è accorta, si è fermata ad aspettarlo e durante tutta la passeggiata si girava continuamente a controllare che il nuovo componente della famiglia non restasse indietro. Gli arbusti coi colori dal verde al bruno erano tutto un fremito: il lavorio delle anatre i cui richiami riempivano l’aria. Una nutria, che si godeva il tepore tra i sassi, al nostro apparire si è lasciata scivolare pigramente in acqua dove già due anatre dal becco bianco dondolavano cullate dalla leggera risacca. Tutto questo era nuovo per Nelson che si fermava continuamente incuriosito. E Milla con lui. Era commovente vedere come rinunciava a correre per restargli vicino protettiva. Sarà stato per questa sua attenzione, o perché la vedeva così “tanta”, lui piccolo e mingherlino come Tommy, ma Nelson è subito diventato la sua ombra. Non avevo più bisogno di chiamare: “Milla! Dove sei?” per controllarla, mi bastava vedere Nelson seduto in poltrona per sapere che Milla era in camera. Lui aveva perfettamente imparato che il “ santuario” della sua Dea gli era interdetto ma aspettava con pazienza che uscisse per seguirla ovunque. Dall’osservatorio sulla poltrona non poteva sfuggirgli. I figli dei vicini, con i quali Tommy e Milla intrattengono un rapporto di amore-odio in perenne oscillazione, hanno provato un po’ di volte, dall’altra parte della recinzione che ci divide, a irridere Nelson e il suo buffo modo di camminare, ma la furia con cui Milla arrivava subito a difenderlo li ha fatti desistere. Ed è passata la prima settimana. Come sempre, a ora di pranzo, cercavo di radunare la famiglia. Chiamavo, chiamavo, ma era arrivato, ubbidiente o affamato, soltanto Tommy. Non sapendo più dove cercare gli altri due (Nelson non era in poltrona) entro in camera e guardo sotto il letto, il posto preferito di Milla quando vuole isolarsi dal mondo. Sdraiati vicini, schiena contro schiena, i due dormivano così profondamente che non mi avevano sentito. L’ostinazione silenziosa di Nelson aveva infranto il tabù! Milla l’aveva ammesso nel sancta sanctorum! Il nome dell’ammiraglio inglese calzava a pennello al piccolo biondino. Non solo entrambi erano fisicamente menomati, ma avevano anche la stessa perseveranza. Penserete: fine della storia. No, devo ancora svelare qualcosa, se no quale sarebbe il mistero delle Pantane? Confesso: mi sono divertita a confondere un po’ le acque, visto che siamo sulle rive di un lago. Nelson, Milla e Tommy non sono esseri umani. Sono cani. E dopo questa rivelazione un ultimo tocco per completare il quadro. La prima volta che li ho portati sulla collina che sovrasta il Parco delle Pantane ero un po’ tesa. Temevo qualche incontro indesiderato tra maschi in cui Nelson avrebbe certo avuto la peggio. Arrivata in cima mi sono distratta a contemplare il piccolo golfo tutto nero per le folaghe che vi si fermano a riposare e non ho visto arrivare, al piccolo trotto, puntando proprio su di noi, il maremmano del pastore che porta lì il suo gregge. Neanche Milla se ne è accorta, rimasta indietro assorbita da qualche odore interessante. Che ci crediate o no è stato Tommy, il piccolo, lo spensierato Tommy, che si è messo tra Nelson e il maremmano, tenendolo a distanza con leggere ma decise spallate, finché si è allontanato. La storia si conclude con Milla che ci raggiunge e lecca tutto il muso di Nelson che socchiude gli occhi beato. Ma che storia sarebbe senza una morale? Solidarietà, amicizia, lealtà, noi uomini crediamo di averne l’esclusiva, ma nel campo dei sentimenti non abbiamo inventato niente. Sono antichissimi, come gli animali sulla terra. Loro li hanno inventati. Noi gli abbiamo solo dato un nome.